Io sia dannato (Italian Edition) by Marie Sexton

Io sia dannato (Italian Edition) by Marie Sexton

autore:Marie Sexton [Sexton, Marie]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2017-09-06T22:00:00+00:00


Capitolo 7

In metropolitana ’per l’Inferno

Quella notte Abaddon tornò all’Inferno. Avrebbe potuto aspettare nei dintorni del revival – scivolando nell’abisso, lontano da occhi umani ma abbastanza vicino da tenere d’occhio Seth – ma dopotutto anche i diavoli dovevano riposare.

E gli serviva tempo per pensare.

Il suo appartamento sembrava più piccolo che mai. Gli alloggi all’Inferno avevano una finestra, tutti con la spettacolare vista di un muro di mattoni a distanza di quindici centimetri. Nei corridoi echeggiavano rumori a ogni ora della notte: urla, martellate, radio a volume altissimo. A volte neonati che piangevano, anche se all’Inferno non c’erano bambini. Altre volte cani che abbaiavano o galli che cantavano, anche se all’Inferno non c’erano nemmeno animali terrestri. Altre volte ancora i Cani dell’Inferno ringhiavano, inseguendo qualche condannato. Il baccano cambiava all’incirca ogni settimana, per impedire ai residenti di abituarsi. Eppure, dopo decine d’anni non c’era più molto che potesse sorprendere Abaddon.

Non avrebbe potuto incolpare l’Inferno per l’insonnia.

Tornò con la mente al revival e ai serpenti ancora e ancora, rivedendo le cicatrici sul collo di Seth. Considerò l’innaturale brillantezza della sua anima e la sua ammissione di poter guarire le persone.

C’era qualcosa sotto. Qualcosa che Abaddon non aveva riconosciuto fino a quel momento. Doveva parlare con Baphomet, e l’unico modo per farlo era tornare al lavoro.

Viaggiare sul piano mortale era facile, ma viaggiare all’Inferno era appositamente pensato per essere... beh, era un inferno. La metro puzzava, come sempre. L’odore stesso cambiava ogni giorno, ma non era mai piacevole. ’L’olezzo del giorno era un misto di vomito e pesce marcio. Come al solito non c’erano posti a sedere liberi. Venivano presi tutti da mimi, teenager scorbutici o grandi borse che ti mordevano se cercavi di spostarle. L’unico non occupato conteneva una pozza fetida che era innegabilmente la fonte del fetore du jour.

Abaddon si attaccò a un anello e desiderò una tazza di caffè.

Quando finalmente raggiunse il suo ufficio, prese le scale per il centotrentaduesimo piano (l’ascensore era sempre rotto). A metà strada dovette fermarsi a riprendere fiato, perfino dopo tutti quegli anni. Ma la fortuna era dalla sua parte. Trovò Baphomet quasi subito. Era alla scrivania con una pila alta quasi un metro di annunci “Sei pre-approvato!” pronti per essere piegati e imbustati. E quando all’Inferno bisognava chiudere buste, non c’erano scorciatoie. Ciascuna doveva essere leccata da un povero diavolo.

Baphomet mise da parte la busta più recente e alzò lo sguardo con un sorriso. «Abaddon! Dove sei stato?»

«Di sopra.» Abaddon si passò le mani fra i capelli e si guardò intorno, assicurandosi che non ci fossero capi nelle vicinanze. La maggior parte dei cubicoli attorno a loro erano vuoti, così prese una sedia e la trascinò vicino alla scrivania di Baphomet.

«Cosa diamine stai facendo?» chiese Baphomet, la sua voce un sussurro allarmato mentre si avvicinava ad Abaddon. «Sei già in prova. Se ti beccano...»

«Sì, sì.» Lui interruppe l’amico con un gesto della mano. «Senti, devo parlarti.»

«Riguarda l’anima perfetta che stai cercando di catturare?»

Abaddon trasalì, odiando come suonava la cosa. «Sì, riguarda Seth.»

Baphomet abbassò la busta che stava per leccare.



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